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LA CAMICIA DI FORZA DELLA NATO

Una vera pace non può essere raggiunta se non attraverso un sistematico disarmo su scala internazionale.

(A. Einstein)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mario Capanna

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Mentre è in corso il suo frenetico attivismo, nel 75° anniversario della fondazione, giova ricordare che l’Alleanza atlantica è nata nel 1949 come organizzazione “difensiva” per contrastare il presunto espansionismo sovietico, e che solo sei anni dopo, nel 1955, si costituì il Patto di Varsavia fra i Paesi dell’Est, in funzione “difensiva” simmetrica rispetto all’Occidente. Dopo la caduta del Muro di Berlino (1989), l’implosione dell’Urss e del blocco dei Paesi orientali, l’alleanza di Varsavia si sciolse come neve al sole.

Non avrebbe potuto essere quella l’occasione irripetibile perché anche la Nato si sciogliesse, essendo venute meno le “ragioni” della sua costituzione? Quante spese militari avremmo risparmiato, da impiegare in obiettivi civili, sociali, culturali e di pace!

Ma i soloni politico-militari presero al volo la possibilità – tutt’altro che difensiva – che si apriva: essere il principale agglomerato bellico in grado di esercitare il predominio occidentale sul mondo.

A Gorbaciov fu promesso che la Nato non si sarebbe estesa ai Paesi dell’Est, mentre invece li ha poi inglobati quasi tutti. Ed è stato questo “abbaiare della Nato alle porte della Russia” (secondo le calzanti parole di Papa Francesco) una delle concause della feroce guerra Russia-Ucraina-Usa-Nato. Un capolavoro di irresponsabilità delle potenze, che mette continuamente a rischio la pace mondiale.

E però la Nato si illude di estendere sul Pianeta la propria camicia di forza. È un’alleanza super armata, certo, ma tutti i Paesi che la compongono rappresentano solo l’11 per cento della popolazione mondiale, quasi un miliardo appena. Gli altri sette miliardi sono, per così dire, fuori della sua giurisdizione e cercano di costruire un mondo multipolare. 

Non a caso i Pesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) stanno aumentando di numero e di intraprendenza e, pur fra contraddizioni, cercano di dare vita ad alleanze alternative, proiettate a costruire un progresso al di fuori dei vecchi e invadenti schemi dell’Occidente.

Il rischio è che gli Stati Uniti e la Nato cerchino di contrastare tale processo con la guerra, oltre che con la forza economica, finanziaria e tecnologica.

Per questo è decisiva, oggi, la lotta per la pace. E rincuorano, in proposito, le mobilitazioni degli studenti e dei giovani, a difesa dei diritti dei palestinesi e della giustizia fra i popoli. Non bastano, ma costituiscono un risveglio promettente.

Quando le idee camminano sulle gambe delle persone, di solito si tratta di una cosa buona.